

"UMBERTO RAVELLO
e i PITTORI VERCELLESI"
LA COLLEZIONE ANGELO GILARDINO

Angelo Gilardino ha sempre apprezzato ogni espressione artistica che avesse qualità e carattere, in cui ritrovare e ricevere qualche segno di bellezza, di poesia di vita.
La Passione per la pittura ha trovato nell'amico Gastone Cecconello un grande ispiratore: nello studio di Gastone intense riflessioni sull'arte e sulla musica hanno dato vita a ore e ore di dialoghi e confronti che ai due giovani offrivano l'opportunità di ricercare insieme una luce, un'indicazione per poter aggiungere passi più sicuri al loro cammino artistico, all'epoca piuttosto travagliato e in fase di completa definizione.
In età più matura Angelo Gilardino ha iniziato a frequentare l'arte pittorica non più solo come appassionato ma come collezionista. Sulle pareti di casa oltre ai quadri dell'amico Gastone, scelti adorati talvolta sostituiti secondo un criterio e una selezione molto rigorosa e personale, hanno iniziato ad apparire quadri di altri artisti: la loro presenza non è mai stata casuale bensì determinata da un pensiero, un "fil rouge" che ordito con particolari trame si dipanava fra le tele di alcuni importanti artisti del secolo XX.
Per un certo periodo la collezione di Angelo Gilardino ha annoverato opere significative di prestigiosi artisti italiani; con molti di loro Angelo ha avuto rapporti di amicizia e reciproca stima, trasformando ogni quadro nella rappresentazione di un mondo "altrove", di un viaggio fatto di colori di immagini, di evocazioni e di ricordi.
Per riuscire a dare una "forma" più definita alla sua collezione Angelo Gilardino decise di concentrare la sua ricerca e i suoi sforzi, anche economici, sulle opere dei pittori vercellesi del '900, e la collezione iniziò via via ad arricchirsi con opere molto selezionate di Enzo Gazzone, Fernando Rossaro, Cesare Libano, Francesco Bosso, Cesare Cerallo, Francesco Rinone, Edoardo Rosso, Fiorenzo Rosso e Francesco Vertice.
A Umberto Ravello, altro pittore vercellese di cui nella collezione si contano alcune opere di grande significato, Angelo Gilardino ha dedicato particolare passione e interesse; nel ricercare, come era sua abitudine fare elementi biografici per meglio comprendere l'opera di Ravello, Angelo ne rimase a tal punto affascinato e colpito tanto da dedicare all'artista un libro che prende titolo da uno dei suoi quadri più intensi, L'Arco nel Buio, che rappresenta uno dei capolavori della collezione pittorica di Angelo Gilardino.
La mostra si propone di esporre oltre alle opere della collezione Gilardino, anche opere di altri artisti vercellesi con cui il maestro ha intrattenuto rapporti di amicizia, Francesco Leale e Renzo Roncarolo, e di alcuni pittori triveresi le cui opere hanno "transitato" nel percorso di costruzione della collezione.
UMBERTO RAVELLO
Vercelli 1881 - Massiccio del Grappa 1917

Nato a Vercelli il 5 febbraio 1881 e morto il 13 dicembre del 1917 nella battaglia del Monte Fontanel, sul Massiccio del Grappa, da capitano alpino del Battaglione “Val Cenischia” (che eroicamente si oppose all’offensiva austriaca perdendo quel giorno 449 alpini e 29 ufficiali, compreso il Comandante, Raineri Honorati), Umberto Ravello è stato il più grande pittore vercellese vissuto tra Ottocento e il Novecento.
Grande e, fino a pochi anni fa, pressoché misconosciuto anche nella sua città. La sua riscoperta si deve al compositore e chitarrista Angelo Gilardino che, nel 1991, leggendo il libro celebrativo dell’Istituto di Belle Arti di Vercelli, pubblicato alla fine del 1990, rimase colpito da un quadro che vi veniva raffigurato: un’opera, appunto, di Ravello: in essa, Gilardino individuò, fin da quel giorno, e senza conoscere nulla della storia di Ravello (perché nessuno l’aveva ancora scritta), l’ascendenza dell’arte di quel pittore, sino al mai celebrato nella sua città (eccezion fatta per una grande collettiva dei migliori artisti vercellesi, per lui postuma, del 1922), che doveva essere individuata nell’opera del grande pittore simbolista Arnold Böcklin, celebre per l’”Isola dei Morti”.
Da quel giorno, Gilardino si è autoassegnato il compito, anzi la missione, di recuperare la figura e l’opera del pittore scomparso a soli 37 anni, e di tramandarla ai vercellesi e, in generale, al mondo dell’arte. La sua ricerca ha portato alla realizzazione di un libro che si intitola “L’Arco nel buio – Storia del pittore Umberto Ravello” che, edito dalla Litocopy per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, è stato presentato venerdì 15 novembre 2019 alle 17,30, nella Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio.







Nel luglio partecipa al premio San Remo di pittura e a ottobre un suo dipinto della risaia, intitolato Lo spianone, incluso nella 1° Esposizione del Sindacato Belle Arti di Vercelli, è acquistato dal Duce. A novembre il dipinto La cripta dei caduti fascisti ottiene il 1° premio di lire 3.500 al concorso del Sindacato Provinciale. Nel 1940 è nominato direttore dell’Istituto di Belle Arti di Vercelli, carica che ricoprirà per oltre vent’anni. Nel dicembre dello stesso anno ordina una mostra a Vercelli, a Palazzo Centori, dove espone insieme a Francesco Giuseppe Rinone. Nel maggio del 1944 tiene una personale alla galleria Dante di Milano e vi espone 63 opere che risultano tutte vendute.
Nel 1947 tiene un corso annuale di Figura all’Istituto di Belle Arti, che si ripeterà poi negli anni seguenti. Tra il 10 e il 18 febbraio 1951 partecipa al 1° raduno dei pittori a Mera (Valsesia), durante il quale dipinge vari olii che testimoniano dell’eccezionale nevicata di oltre tre metri, verificatasi in quei giorni. Nello stesso anno fonda e presiede l’Unione filatelica vercellese, poi divenuta Associazione filatelica numismatica vercellese E. Gazzone in sua memoria.


ENZO GAZZONE
San Germano Vercellese 1894 - Vercelli 1970
Nasce a San Germano Vercellese il 23 marzo 1894. Suo padre, medico condotto del paese, è un appassionato di pittura. Dal 1911 al 1917 frequenta l’Accademia Albertina di Torino, allievo di Andrea Marchisio e, successivamente, di Giacomo Grosso, e vi si diploma. Nel 1914 ottiene il 1° Premio alla Scuola di Figura con annessa borsa di studio alla Scuola di Disegno del Nudo di Venezia. Dal 1917 è abilitato all’insegnamento del disegno nelle Scuole Tecniche e Normali. Esordisce nel maggio-giugno 1922, partecipando all’Esposizione d’arte vercellese moderna organizzata dall’Unione Costituzionale di Vercelli, con i migliori artisti vercellesi dell’epoca. Enzo Gazzone è presente con una vera e propria personale: ben cinquanta dipinti, di cui quattro sulla risaia. Negli anni 1924 - 1926 è autore della copertina di Vercelli Nobilissima, rivista mensile illustrata edita dalla tipografia Gallardi e Ugo.
Nel 1929 partecipa con l’incisione intitolata Decadenza alla Mostra internazionale di Melbourne e vi ottiene una menzione onorevole. L’anno successivo, il 1930, esegue il ritratto dell’Arcivescovo di Vercelli, mons. Gamberoni. Nel 1932 ritrae Giuseppe Barino e l’avvocato Casimiro Sciolla, posti nella quadreria dei benefattori dell’Ospedale maggiore S.Andrea di Vercelli, a cui si aggiungerà, nel 1934, anche l’avv. Antonio Borgogna. Nel dicembre 1933 partecipa alla Mostra degli artisti residenti a Vercelli, allestita al palazzo del Littorio.
A marzo del 1939 vince ex-aequo con Nicola Edel, il concorso per un cartello pubblicitario bandito dal Comune di Vercelli per la Mostra di storia, di arte e di economia Vercelli e la sua provincia dalla Romanità al Fascismo.

Nel dicembre 1952 ordina una personale a Vercelli, a Palazzo Centori. Nel 1953 esegue il ritratto della signora Maria Bassignana e nel 1956 ritrae il senatore avvocato Mario Abbiate; entrambe le tele sono poste nella quadreria dei benefattori dell’Ospedale Maggiore S.Andrea di Vercelli.
Nel 1956 entra a far parte del Rotary International Club di Vercelli, condividendone lo spirito di servizio. Nel maggio del 1963 disegna la Testata dell’Albo eroico della Provincia di Vercelli - Istituto del Nastro Azzurro. Dal 26 maggio al 23 giugno partecipa alla Mostra nazionale dell’incisione artistica a Padova. Illustra inoltre il libro di Carlo Giorchino Augusto Franzoj presentato ai giovani, edito dalla tipografia La Sesia.
Nel 1964 è nominato Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana” e nel 1967 esegue il ritratto dell’Arcivescovo mons. Imberti, tuttora in Curia.
Muore l’11 novembre 1970 nella sua casa di Vercelli il giorno di S.Martino. Due giorni dopo, La Sesia, bisettimanale di Vercelli e provincia, pubblica un epicedio scritto dal pittore Enrico Villani, che ne era stato allievo (In cerca di quel suo segreto intuito un giorno, per ritrovarlo). Vi è ricordata l’autodefinizione di Grosso (“Io sono un pittore, non un artista”), che Gazzone aveva fatta sua.

EDGARDO ROSSARO
Vercelli 1882 - Rapallo 1972
Edgardo Rossaro nacque a Vercelli il 6 marzo 1882.
Ricevette dal padre pittore le prime nozioni, così come avverrà ai fratelli e a Umberto Ravello, futuro marito di sua sorella, Olga, insegnante di storia dell’arte. Edgardo, che collabora fin dalla giovane età con il padre alla realizzazioni di vari affreschi, studiò all’Istituto d’arte di Vercelli con Pietro Narducci; si perfezionò all’Accademia Albertina di Torino con Pier Agostino Gilardi e presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia con Luigi Nono. Fra il 1903 e il 1911 frequentò la Scuola del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò con Giovanni Fattori.
Frequentò vari circoli e associazioni artistiche desiderando farsi conoscere e apprezzare a Firenze dove si trasferì secondo l’anagrafe solo il 25 dicembre 1915 proveniente da Vercelli.
Partecipò a numerose esposizioni collettive a Firenze e Roma e si legò in modo assiduo alla “Società delle Belle Arti”: del sodalizio fiorentino egli venne quindi nominato segretario, frequentandovi artisti del calibro di Chini, Costetti, De Carolis, Ghiglia, Viani, Nomellini, Michelacci, Chiostri, Conti, Ciampi, Cipriani e lo sculture Decimo Passani.
Entrò quindi in contatto con la Società “Benvenuto Tisi” di Ferrara, e con il vivace milieu culturale di Milano. Alla Permanente meneghina del 1913 esporrà Riflessi, mentre nel 1914 alla grande esposizione autunnale milanese egli sarà rappresentato dal trittico Impressioni di Carnevale, oltre che da un paio di disegni.
Ma espose anche alle avanguardistiche mostre veneziane di Ca’ Pesaro, e a quella della Promotrice napoletana del 1912. Rossaro fu presente altresì alle collettive della Promotrice di Torino nel 1911. 1912, 1913.


In questo periodo dà lezioni private di pittura ad una ragazza ferrarese destinata a diventare famosa: Mimì Buzzacchi Quilici.
Nel 1922 ottenne consensi con la personale nella Sala P nella mostra degli Artisti Vercellesi, presentando ben 74 opere, a partire dell’Auotoritratto del 1906: in quell’occasione il Museo “Borgogna” decise di acquistare la sua opera Nevaio sulle Dolomiti. La pinacoteca vercellese possiede inoltre due suoi piccoli paesaggi del 1903, un suo ritratto femminile del 1909, il ritratto di Donna Giulia Sernagiotto di Casavecchia (1943).
Il 21 dicembre 1922 Edgardo Rossaro sposò a Firenze Giulia Francini Bruni, maestra elementare più vecchia di lui sette anni.
I coniugi Rossaro decisero nel frattempo di stabilirsi a Milano.
Lo stesso anno lo troviamo fra gli illustratori del giornale “L’Artiere” di Firenze, mentre nel 1935 risulta fra i collaboratori della celebre testata milanese “L’Illustrazione italiana”. Nel 1930 figurò tra gli espositori della “Mostra d’Arte Vercellese e Valsesiana”, tenuta a Vercelli: vi presentò due ritratti e due paesaggi.
Nel marzo-aprile 1930 presso “La Camera degli Artisti” a Roma, Alberto Neppi gli introdusse in catalogo una mostra personale, comprendente 64 opere: nel testo lo definì “un Alceo Dossena del pennello”. A Milano, nello stesso periodo, restaurò una decorazione quattrocentesca in Casa Ucelli.
All’Esposizione Sociale Ambrosiana di Milano nel 1932 Edgardo presentò il Ritratto del prof. Sernagiotto, del qualeAugusto Paci-Perini, sottolineò: “mirabilmente ambientato tra storte e lambicchi, con una sensibilità del vetro che nulla toglie alla sensibilità umana”. Tra i suoi clienti, figura l’onorevole Roberto Farinacci, che gli acquistò L’onda e due marine dipinte a Fano.
Nel frattempo l’artista aveva deciso di stabilirsi definitivamente in Liguria, a Rapallo.






Edgardo otteneva buon successo di vendite delle sue opere e si manteneva come insegnante di disegno. Venne invitato dall’Accademia Fiorentina partecipare a varie mostre internazionali, dall’Expo di Barcellona del 1907 alla rassegna di Monaco di Baviera del 1913.
Aveva iniziato a soggiornare nelle montagne venete, legandosi di grande amicizia con l’ingegnere cadorino Giuseppe Palatini: fu lui che lo convinse a partire per la guerra nel maggio 1915, arruolandosi quale volontario nel reparto “Alpini del Cadore”.
Del periodo bellico lasciò una straordinaria testimonianza in vari disegni e dipinti e collaborò inoltre, quale illustratore, al celebre giornale “L’Astico”.
Rossaro in quegli anni risulta aver illustrato inoltre le testate “Varietas” (Milano, 1918) e “Il giornalino della domenica” (Firenze, 1919).
Nel 1919 Rossaro rientrò a Firenze, dove partecipò alla Mostra Primaverile allestita a Palazzo Antinori; allo stesso periodo è databile il primo soggiorno a Bondeno, dove risiedeva Ferdinando Grandi, industriale che aveva sposato Maria Palatini, sorella di Giuseppe.
Sino al 1943 Edgardo passò lunghi periodi nella villa dell’amico, proprietario di una celebre fornace ed appassionato collezionista d’arte.
Grazie a lui conobbe vari esponenti della colta borghesia di Bondeno e di Ferrara (Bottoni, Pinca, Testa, Forti, Zanardi), ma altresì lo scultore Arrigo Minerbi.
Un dipinto che lo raffigura venne esposto da Rossaro nella Mostra individuale allestita a Ferrara nel 1923 presso la Galleria d’Arte Moderna.
Nel presentarlo in catalogo, Donato Zaccarini sottolineò l’importanza del soggiorno fiorentino dell’artista, grazie al quale “davanti ai meravigliosi tesori dell’arte toscana, egli plasmò definitivamente la sua anima di pittore, già presa dal fascino malioso dei veneziani”.



A Rapallo frequentò altresì il grande Ezra Pound, il quale vi abitava dal 1925: un suo quadro raffigurante la casa di S. Ambrogio sarà portato con sé dal grande poeta a Washington, negli anni tragici dell’internamento nel manicomio criminale al St. Elisabeth’s Hospital.
Rossaro fu assiduo frequentatore della villa dello scrittore Sem Benelli a Zoagli. A Ferrara partecipò alle mostre benefiche del 1932 e del 1937. Nel 1939 apparve il suo unico libro “La mia guerra gioconda”, ispirato all’esperienza della prima guerra mondiale.
Nel cruento periodo bellico, Rossaro continuò a dipingere e il 27 febbraio 1944 fu tra i firmatari del famoso manifesto (assieme a Ezra Pound, Gilberto Gaburri, Giuseppe Soldato e Michele Tanzi), Gli scrittori del Tigullio salutano gli altri scrittori d’Italia…, pubblicato su “Il Popolo di Alessandria”.
Dopo la guerra mantenne rapporti epistolari con Pound. Nel 1952 sostituì nelle raccolte del Museo Borgogna di Vercelli il suo Autoritratto del 1920, alterato a causa dei colori di scarsa qualità, con un Autoritratto del 1950, dipinto ad encausto.
Nel 1957 aderì all’Esposizione Nazionale del Sindacato Internazionale di Arte Pura a Napoli. Negli anni Sessanta tenne mostre personali a Rapallo, presso la Galleria Polymnia e nel Castello. A Rapallo frequentò altresì la signora Benois, imparentata con il celebre scenografo Nicola, la quale organizzava famosi “martedì letterari”. Edgardo Rossaro morì, ormai novantenne, a Rapallo il 3 maggio del 1972.

