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GABRIEL ESTARELLAS
“una vida por y para la música”

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Nel 1970 Angelo aveva già iniziato a costruire per la casa editrice "Bèrben" di Ancona l'importante collezione di musiche per chitarra del XX secolo.

Il suo costante lavoro per sollecitare composizioni scritte per Chitarra era assolutamente notevole e tutti noi chitarristi gli dobbiamo moltissimo per aver saputo ampliare il repertorio del nostro strumento in modo tanto rilevante.

Angelo commissionava nuove opere a numerosissimi compositori (la maggioranza dei quali non erano chitarristi), al fine di integrare e arricchire la collezione di cui Fabio Boccosi, titolare di Bèrben, gli aveva affidato la direzione artistica.

Ogni volta che avevo modo di trascorrere del tempo a Vercelli Angelo mi ospitava generosamente in casa sua; posso ancora sentire la gentilezza e la premura con cui la signora Sandra, la madre di Angelo, ogni volta mi accoglieva.

Vivendo con lui avevo quindi l'opportunità di vedere le varie composizioni che sulla sua scrivania attendevano di essere revisionate e diteggiate. Ed era un vero privilegio poter leggere prima di chiunque altro, quelle nuove opere.

Ricordo che in un'occasione particolare Angelo mi disse di aver ricevuto un nuovo brano di un importante compositore inglese; si trattava di Lennox Berkeley e del suo manoscritto del "Theme and Variations". Di Berkeley avevo in quel periodo in repertorio la Sonatina e trovarmi di fronte alle pagine di un suo nuovo lavoro, fu un'emozione che non dimenticherò mai. Lessi quelle note con grande attenzione cercando di assimilare quanto più possibile il loro significato musicale. Mi appassionai così profondamente a quell'opera che quando, dopo alcune settimane, rientrai a Majorca, ne avevo memorizzato ogni dettaglio. Attesi ovviamente che Angelo l'avesse data alle stampe e presentata al mondo prima di inserirla nei miei programmi da concerto.

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Scrivere di una persona con la quale hai avuto opportunità di convivere a lungo non è cosa facile. Sono tanti i momenti che abitano la tua memoria ed è difficile scegliere quale più meriti di essere narrato. Ma queste righe vogliono essere soltanto un breve ricordo, una memoria affettuosa.

Molte pagine infatti potrebbero esser scritte in modo eloquente ed esaustivo per raccontare la mia relazione con Angelo Gilardino.

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Conobbi Angelo a Vercelli nel lontano settembre del 1970. L'occasione si presentò poiché decisi di partecipare al "Concorso Internazionale di Chitarra Giovan Battista Viotti", organizzato proprio a Vercelli.

All'epoca io avevo soltanto 17 anni e Angelo 29.

Più di mezzo secolo è il tempo durante il quale io e Angelo siamo stati legati da una profonda amicizia, e in tutto questo tempo tante cose sono accadute; abbiamo potuto condividere numerose delle esperienze sia professionali che personali che hanno indirizzato le nostre vite.

Ne racconterò qualcuna, con la consapevolezza che si tratta solamente di una parte molto modesta di quanto accaduto nel corso di questo lungo cammino.

  

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Fra il 1970 e il 1975 i miei incontri con Angelo furono molto frequenti; dovevo spesso recarmi in Italia per tenere dei concerti e facevo il possibile per potar trascorrere qualche settimana insieme ad Angelo a Vercelli.

In quelle occasioni Angelo mi permetteva rileggere tutto il nuovo repertorio che aveva ricevuto per la "collezione" Bèrben.

Ebbi così modo di conoscere dozzine e dozzine di nuove composizioni; molti compositori avevano infatti iniziato a proporre ad Angelo i loro lavori nella speranza venissero pubblicati nella "Collezione" che era ormai conosciuta e apprezzata in ogni parte del mondo. In quel periodo potei leggere e suonare per Angelo importanti opere di Dodgson, Rosetta, Santòrsola, Wissmer e tante altre prima che venissero pubblicate, e sono assolutamente certo che questa incredibile opportunità abbia contribuito a determinare il mio destino artistico e professionale.

La mia relazione con Angelo è sempre stata fondata su una reciproca ammirazione e un profondo rispetto, sia sotto il profilo personale che quello professionale.

Ogni volta che iniziavano a costruire un nuovo progetto sentivamo il bisogno di confrontarci, sentire un reciproco sostegno, e anche nelle rare occasione in cui le nostre idee parevano in qualche modo differenti mai è mancata una parola costruttiva, un consiglio per raggiungere il miglior esito possibile.

Le riflessioni e le opinioni di Angelo erano sempre il risultato di una profonda riflessione, frutto di un criterio analitico molto attento ed esperto aperto a pochissimi dubbi e incertezze.

Mi offriva la sua maniera di vedere le cose, lasciando sempre spazio alla mia creatività; i suoi suggerimenti mi indicavano una direzione, una meta che poi sarebbero stati i miei passi a raggiungere.

Siamo stati maestro e allievo di noi stessi allo stesso tempo, e in ogni circostanza fra noi si attuava uno scambio che permetteva di apprendere e ricevere l'uno dall'altro. Angelo è sempre stato dotato di una enorme sensibilità; talvolta vestiva una corazza per proteggere la sua vulnerabilità. Avevamo imparato a conoscere le nostre forze e le nostre debolezze; rispettandole avevamo cura di sostenerci vicendevolmente.

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Angelo dedicava ai suoi allievi grandissima dedizione e passione, e uno degli ambiti più rilevanti della sua vita artistica è stata la sua attività didattica.

Ricordo che agli inizi degli anni '70 stava alacremente lavorando alla definizione delle varie problematiche di ordine tecnico per suonare la chitarra al massimo livello: era argomento cui dedicavamo ore e ore di dialoghi, cercando di sviscerare ogni dettaglio che potesse contribuire a fare chiarezza sul modo più proprio per affrontare lo studio con adeguato metodo. Angelo era sempre alla ricerca di una spiegazione chiara e definita, rincorsa con scrupolosa ricerca analitica.

Fu così che Angelo seppe trasmettere questa sua profonda consapevolezza e questo suo metodo di lavoro ai suoi alunni.

Per la chitarra non esiste una vera e propria scuola così definita come può esserlo la scuola russa per il violino o quella tedesca per il pianoforte; la chitarra appartiene a un mondo a parte, molto personale e definito da ciascun interprete. Passammo molto tempo a conversare su queste argomentazioni, e su ciò potrei dilungarmi notevolmente, ma tale dissertazione uscirebbe dal compito che questo scritto intende onorare.

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Una delle cose di cui mi sento orgoglioso è aver inciso un CD monografico dedicato alle composizioni di Angelo, e di averlo fatto mentre era ancora in vita. Il programma del CD, intitolato "Gabriel Estarellas interpreta Angelo Gilardno", è composto da tutte le composizioni che Angelo mi ha dedicato in vari momenti della nostra lunga amicizia. Quando informai Angelo del progetto ne fu molto felice e gli chiesi di comporre una breve composizione per completare e concludere il programma da incidere. 

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Fu allora che Angelo compose "Yo y el Rey" che chiude l'elenco delle composizioni proposte con cadenza cronologica: “Estrellas para Estarellas” (1970), “Nirvana” (1971), Estudio no 23 (Noche oscura) (1983), Sonata no 2 (Hivern florit) (1986), “Tríptico de las Visiones” (2009)  e appunto  “Yo, el Rey” (2014).

Considero questo CD fra quelli che maggiormente prediligo in tutta la mia discografia, e amo pensare si tratti di una galleria temporale che illustra l'evoluzione creativa e compositiva di Angelo fra il 1970 e il 2014.

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E' mia convinzione che ogni chitarrista e tutto il mondo della musica in generale sia in "debito" con Angelo.

La sua eredità musicale è enorme e lui rappresenta un punto di riferimento fondamentale nello studio storico della chitarra, della sua didattica e per il vasto repertorio di cui ha determinato la creazione.

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L'influenza di Angelo è stata per me fondamentale, sia sotto il profilo artistico che personale, e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto impossibile da colmare.

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Il suo ricordo vivrà in me fino alla fine dei miei giorni.

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Gabriel Estarellas

(Mallorca, julio de 2023)

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Foto: ANDREA CHERCHI
 

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